Ho un sogno Elementare, di Sergio Breviario

I have a dream

I have a dream
Ho un sogno Elementare

1.  Linguaggio

Cosa è? se dico Elementare penso subito alla scuola.
Tento una definizione: per me Elementare è una scuola che sviluppa il suo percorso tramite seminari. È una scuola perché tale termine aiuta a definire il concetto di passaggio di contenuti culturali; si sviluppa tramite seminari perché non si preoccupa della didattica come formazione professionale ma si compiace nel condividere conoscenza.

Ma è una Scuola? non è certo una definizione originale anzi è un po’ retrò; nella comunicazione in rete avrebbe come competitor migliaia di scuole elementari; tale definizione potrebbe piacere al Biratoni e attrarre schiere di sciure dedite al lavoretto; suggerisce una metodologia di trasmissione di saperi tipicamente gentiliana. In sostanza puzza di lezione frontale. Potrei aggiungere che pensando ad uno sviluppo successivo del progetto, ci ancora ad una formazione primaria mentre il nostro scopo è proporre un’alta formazione di carattere artistico. Resta però il problema di come far capire cose è Elementare.

Potremmo quindi dire: Elementare è un progetto per la formazione artistica che prevede una serie di workshop a cui è possibile iscriversi fino ad esaurimento posti. Ineccepibile e chiarissima ma questa frase è portatrice di un concetto che non mi piace: ci si propone come un soggetto mercificabile. Scegli quello che ti piace, paga e partecipa. Nulla di male, ma credo serva una visione diversa.

Prima di tutto una riflessone sul termine seminario che utilizzerei in alternativa a workshop. È una questione squisitamente pratica: workshop indica una formazione di tipo laboratoriale, mentre seminario è un’esperienza conoscitiva. Per chiarire: il signore che restaura le Moto Guzzi ci proporrà un’esperienza culturale e spirituale rispetto il suo fare, quindi racconterà il suo lavoro magari facendoci provare piccole esperienze conoscitive, come pulire un carburatore o ascoltare la musica prodotta dal motore Guzzi. Sarò felicissimo di seguire tale seminario. Di certo non diventeremo dei meccanici o esperti di carburatori, attività che potemmo imparare seguendo uno workshop della durata di diversi mesi. Elementare propone esperienze di conoscenza e non forma professionisti di un settore specifico, proprio perché l’arte non ha un settore specifico.

Elementare è un progetto che tramite lo strumento dei seminari promuove un’alta formazione artistica. Possiamo dire che questa frase è in grado di riassume le nostre intenzioni? Penso di si, anche se trovo progetto un termine terribilmente inflazionato e spesso utilizzato a sproposito. Non è il nostro caso.

I have a dream
Ho un sogno Elementare

2. Lo Spirito

Quando Cesare mi ha coinvolto parlandomi di Elementare, sono stato piacevolmente colpito dal fatto che ne parlasse come di un’esperienza formativa da vivere per raggiungere una piacevolezza condivisa. Come se tutti i progetti portati avanti negli ultimi 15 anni dal nostro gruppo di amici si fondessero in un progetto di alta formazione con la volontà di diffondere un modo educato e partecipativo di vivere l’esperienza artistica. 
“Non c’è nulla da dire: c’è solo da essere, c’è solo da vivere” (da Libera Dimensione di Piero Manzoni).

Voglio però fare due osservazioni: credo ci sia la necessità di riflettere bene sull’idea di fondo che caratterizza Elementare tramite un’attenta discussione di cosa sia e cosa vogliamo da questo progetto; seconda cosa estremamente pratica, sarà veramente difficile per ognuno di noi, collocati in varie aree geografiche, partecipare attivamente al progetto.

I have a dream
Ho un sogno Elementare

3. Internazionale

Essere internazionali vuol dire chiamare a partecipare a questo progetto persone di nazionalità diverse? Sono cresciuto avendo a che fare per formazione e per piacere personale con artisti riconducibili all’Arte povera. Notai che tutti li chiamavano, come fanno ancora oggi, con il nomignolo di Poveristi, ma tali artisti quando parlavano della loro generazione si definivano Internazionali. Anzi, tendevano a rimarcare tale peculiarità. Col senno di poi, direi che è impossibile dargli torto: fin da subito i collegamenti tra diversi continenti è stato il valore aggiunto del loro operare, anzi credo che il dover “trasportare” le opere in luoghi lontanissimi per partecipare alle mostre di amici dall’altra parte del globo abbia inevitabilmente influito sul loro metodo di lavoro. Negli ultimi vent’anni si è andati in una direzione diametralmente opposta: gli artisti hanno lavorato sulle peculiarità del loro territorio, molto spesso ponendo al centro del discorso il senso di identità, delegando il dialogo col mondo ad altri (gallerie, riviste, fiere…), rigorosamente in lingua inglese.

Cosa è quindi Internazionale? Elementare è internazionale? Si, diamine! Non tanto per la volontà di invitare amici da tutta Europa, ma per l’intento di ritrovare la capacità degli artisti di tessere percorsi diversi in un unico arazzo. Non solo il proprio orticello, non solo il proprio lavoro. 

Potremmo dire che oggi essere internazionali può voler dire riscoprire atti artistici in attività riconducibili al vivere quotidiano e magari tali atti non sono promossi da chi si definisce artista. A riprova il fatto che fin da subito si sono proposti seminari tenuti non solo da artisti e questo vuol dire riconoscere l’arte nell’esperienza del vivere più che nell’etichetta del prodotto: fare le cose ad arte. Vi invito a leggere -Velocità di fuga. Sei parole per il contemporaneo- di Leonardo Caffo. Riconoscere l’arte nel percorso di vita di ogni uomo non ci aiuterà a salvare il mondo ma sicuramente può aiutarci a viverla come strumento di educazione al piacere.

Questo ci conduce a dover discutere la questione pratica delle lingue parlate nei diversi seminari. Personalmente non vorrei appiattire tutto sull’inglese. Mi è sembrato di sentire Umberto parlare di un possibile coinvolgimento di altre persone per la traduzione. Una scuola di lingue già presente sul territorio? se esiste potrebbe essere coinvolta per inserire, tramite stage e quando serve, degli studenti incaricati ad aiutare le persone a parlare fra loro utilizzando ognuno la propria lingua. È di certo una follia, ma l’arte può essere un campo di sperimentazione. La Svizzera è forse il paese più indicato a proporre esperienze di multilinguismo visto che i suoi cittadini ci convivono quotidianamente.

I have a dream
Ho un sogno Elementare

4. Organigramma

Provo a buttar giù delle proposte

Prima possibilità: i seminari si svolgeranno esclusivamente il sabato.
I seminari inizieranno il 20/1/2024.
Dal 20 Gennaio a 29 Giugno 2024 ci sono 24 sabati. Bisogna controllare festività svizzere e ponti vari ma potremmo orientarci attorno a 20 giorni su cui costruire un programma.
20 giorni potrebbe voler dire 10 seminari.
Partirei da questo punto: si organizzano 10 seminari su temi diversi; ogni seminario può durare uno, due o tre sabati a seconda delle necessità di chi lo tiene.
Questo vuol dire che chi si iscrive a Elementare parteciperà a 10 seminari che si svolgeranno da gennaio a giugno 2024 pagando una semplice quota a inizio semestre.
Punti a sfavore di questa proposta: chiedere a qualcuno di rinunciare a tutti i sabati per 6 mesi forse è davvero complesso. Andrebbe bene se ci si potesse iscrivere a un seminario singolo, ma questo non è previsto.

Seconda possibilità: un corso estivo. Due settimane di attività consecutive prima dell’estate, poi pausa, altre due settimane a fine estate. Sempre venti giorni totali. Questo permetterebbe di rendere più esperienziale e pratico il progetto, formando un gruppo di lavoro più coeso. Pensare, ascoltare, cucinare, vivere azioni artistiche, tutto finalmente assieme, minimizzando la distanza fra chi propone e chi riceve.
Punti a sfavore: più complesso da organizzare. Bisognerebbe pensare a un alloggio per chi viene da lontano. Forse non abbiamo la prontezza di impegnarci subito in qualcosa di così spiccatamente partecipativo.

Terza possibilità: ibrida. Alcuni seminari nel corso dei mesi freddi e una parte intensiva prima dell’estate. A Gennaio un seminario, febbraio il secondo, così a seguire fino a giugno quando in una settimana di seminario consecutivo (5 giorni) le energie accumulate si possano finalmente impiegare in attività pratiche. Più sensata forse per un percorso che inizia ora perché in tal modo le persone si potrebbero continuare ad iscrivere strada facendo.
Punti a sfavore: le cose non vanno sempre come si pensa che debbano andare. Un incontro al mese potrebbe fiaccare il clima.

I have a dream
Ho un sogno Elementare

5. Costi quel che costi

La domanda è: quanto paga ogni partecipante?

Uno legge il programma di Elementare su un volantino cartaceo caduto dal cielo in un caldo pomeriggio dell’estate 2023 sul monte Tamaro, pensa che potrebbe essere interessante e quindi cerca in rete ulteriori notizie. Decide di iscriversi, ma quanto costa?

Un prezzo politico, che non lasci indietro nessuno? un prezzo che consenta la scrematura di perdigiorno e sciure in cerca di nuovi modi per decorare la tovaglia?

Prima cosa, l’economia svizzera non è euro compatibile. Elementare avrà uno spirito internazionale ma gli iscritti saranno circoscritti in una zona compresa tra il Ticino e l’Altomilanese, due regioni con economie molto diverse. Venire a Bissone avrà un costo. Insomma direi che per questa edizione bisogna tirare i dadi: 400 CHF. Oppure è possibile prevedere un prezzo a zona geografica o per reddito? Da verificare.

E quanti iscritti potremmo accettare? 30 persone?

E quanti iscritti minimi perché parta il semestre? 10 persone?

Quante persone può contenere l’aula che il comune ci mette a disposizione?

Anche questo da verificare.

I have a dream
Ho un sogno Elementare

6. Target

A chi si rivolge Elementare? a tutti. A tutti coloro che si riconoscono in una formazione artistica internazionale, libera di esprimersi in ambiti del sapere legati al fare e non al genere. Che si disinteressa nell’etichetta e si ritrova a lavorare attorno a un tavolo promuovendo l’esperienza come possibilità educativa. Unico prerequisito essere maggiorenni.

Si promuovono il progetto in: scuole d’arte e d’architettura; atenei universitari. Ma anche semplicemente sul territorio.

I have a dream
Ho un sogno Elementare

7. Fuori dal seminato

Unico vero punto fermo l’edificio a Bissone.
Il resto è ancora da definire. 

A seguire un piccolo riassunto:
-Noi invitiamo dei professionisti a tenere un seminario. Altri seminari li teniamo direttamente noi.
-chi tiene il seminario non viene in alcun modo retribuito
-i materiali necessari per lo svolgersi del seminario vengono acquistati con i soldi delle iscrizioni
-lo spazio (un’aula della scuola di Bissone), la pulizia (aula, bagni, corridoi, esterno) e bollette (riscaldamento, corrente, acqua) sono a carico del comune
-la parte squisitamente burocratica della questione economica (iscrizioni) è nelle mani di Officinebit
-la relazione con il comune è anch’essa nelle mani di Officinebit 

 

Una questione a cui tengo: per rendere piacevole la permanenza dei nostri ospiti e nostra si potrebbe pensare un modo per installare una cucina da campo alla scuola, per cucinare tutti assieme.

Altra cosa: credo sia indispensabile pagare il viaggio al relatore che tiene il seminario. 

Il comune potrebbe pensare a mettere a disposizione un alloggio per il relatore?

Ho un sogno Elementare, di Sergio Breviario

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1.  Linguaggio

Cosa è? se dico Elementare penso subito alla scuola.
Tento una definizione: per me Elementare è una scuola che sviluppa il suo percorso tramite seminari. È una scuola perché tale termine aiuta a definire il concetto di passaggio di contenuti culturali; si sviluppa tramite seminari perché non si preoccupa della didattica come formazione professionale ma si compiace nel condividere conoscenza.

Ma è una Scuola? non è certo una definizione originale anzi è un po’ retrò; nella comunicazione in rete avrebbe come competitor migliaia di scuole elementari; tale definizione potrebbe piacere al Biratoni e attrarre schiere di sciure dedite al lavoretto; suggerisce una metodologia di trasmissione di saperi tipicamente gentiliana. In sostanza puzza di lezione frontale. Potrei aggiungere che pensando ad uno sviluppo successivo del progetto, ci ancora ad una formazione primaria mentre il nostro scopo è proporre un’alta formazione di carattere artistico. Resta però il problema di come far capire cose è Elementare.

Potremmo quindi dire: Elementare è un progetto per la formazione artistica che prevede una serie di workshop a cui è possibile iscriversi fino ad esaurimento posti. Ineccepibile e chiarissima ma questa frase è portatrice di un concetto che non mi piace: ci si propone come un soggetto mercificabile. Scegli quello che ti piace, paga e partecipa. Nulla di male, ma credo serva una visione diversa.

Prima di tutto una riflessone sul termine seminario che utilizzerei in alternativa a workshop. È una questione squisitamente pratica: workshop indica una formazione di tipo laboratoriale, mentre seminario è un’esperienza conoscitiva. Per chiarire: il signore che restaura le Moto Guzzi ci proporrà un’esperienza culturale e spirituale rispetto il suo fare, quindi racconterà il suo lavoro magari facendoci provare piccole esperienze conoscitive, come pulire un carburatore o ascoltare la musica prodotta dal motore Guzzi. Sarò felicissimo di seguire tale seminario. Di certo non diventeremo dei meccanici o esperti di carburatori, attività che potemmo imparare seguendo uno workshop della durata di diversi mesi. Elementare propone esperienze di conoscenza e non forma professionisti di un settore specifico, proprio perché l’arte non ha un settore specifico.

Elementare è un progetto che tramite lo strumento dei seminari promuove un’alta formazione artistica. Possiamo dire che questa frase è in grado di riassume le nostre intenzioni? Penso di si, anche se trovo progetto un termine terribilmente inflazionato e spesso utilizzato a sproposito. Non è il nostro caso.

I have a dream
Ho un sogno Elementare

2. Lo Spirito

Quando Cesare mi ha coinvolto parlandomi di Elementare, sono stato piacevolmente colpito dal fatto che ne parlasse come di un’esperienza formativa da vivere per raggiungere una piacevolezza condivisa. Come se tutti i progetti portati avanti negli ultimi 15 anni dal nostro gruppo di amici si fondessero in un progetto di alta formazione con la volontà di diffondere un modo educato e partecipativo di vivere l’esperienza artistica. 
“Non c’è nulla da dire: c’è solo da essere, c’è solo da vivere” (da Libera Dimensione di Piero Manzoni).

Voglio però fare due osservazioni: credo ci sia la necessità di riflettere bene sull’idea di fondo che caratterizza Elementare tramite un’attenta discussione di cosa sia e cosa vogliamo da questo progetto; seconda cosa estremamente pratica, sarà veramente difficile per ognuno di noi, collocati in varie aree geografiche, partecipare attivamente al progetto.

I have a dream
Ho un sogno Elementare

3. Internazionale

Essere internazionali vuol dire chiamare a partecipare a questo progetto persone di nazionalità diverse? Sono cresciuto avendo a che fare per formazione e per piacere personale con artisti riconducibili all’Arte povera. Notai che tutti li chiamavano, come fanno ancora oggi, con il nomignolo di Poveristi, ma tali artisti quando parlavano della loro generazione si definivano Internazionali. Anzi, tendevano a rimarcare tale peculiarità. Col senno di poi, direi che è impossibile dargli torto: fin da subito i collegamenti tra diversi continenti è stato il valore aggiunto del loro operare, anzi credo che il dover “trasportare” le opere in luoghi lontanissimi per partecipare alle mostre di amici dall’altra parte del globo abbia inevitabilmente influito sul loro metodo di lavoro. Negli ultimi vent’anni si è andati in una direzione diametralmente opposta: gli artisti hanno lavorato sulle peculiarità del loro territorio, molto spesso ponendo al centro del discorso il senso di identità, delegando il dialogo col mondo ad altri (gallerie, riviste, fiere…), rigorosamente in lingua inglese.

Cosa è quindi Internazionale? Elementare è internazionale? Si, diamine! Non tanto per la volontà di invitare amici da tutta Europa, ma per l’intento di ritrovare la capacità degli artisti di tessere percorsi diversi in un unico arazzo. Non solo il proprio orticello, non solo il proprio lavoro. 

Potremmo dire che oggi essere internazionali può voler dire riscoprire atti artistici in attività riconducibili al vivere quotidiano e magari tali atti non sono promossi da chi si definisce artista. A riprova il fatto che fin da subito si sono proposti seminari tenuti non solo da artisti e questo vuol dire riconoscere l’arte nell’esperienza del vivere più che nell’etichetta del prodotto: fare le cose ad arte. Vi invito a leggere -Velocità di fuga. Sei parole per il contemporaneo- di Leonardo Caffo. Riconoscere l’arte nel percorso di vita di ogni uomo non ci aiuterà a salvare il mondo ma sicuramente può aiutarci a viverla come strumento di educazione al piacere.

Questo ci conduce a dover discutere la questione pratica delle lingue parlate nei diversi seminari. Personalmente non vorrei appiattire tutto sull’inglese. Mi è sembrato di sentire Umberto parlare di un possibile coinvolgimento di altre persone per la traduzione. Una scuola di lingue già presente sul territorio? se esiste potrebbe essere coinvolta per inserire, tramite stage e quando serve, degli studenti incaricati ad aiutare le persone a parlare fra loro utilizzando ognuno la propria lingua. È di certo una follia, ma l’arte può essere un campo di sperimentazione. La Svizzera è forse il paese più indicato a proporre esperienze di multilinguismo visto che i suoi cittadini ci convivono quotidianamente.

I have a dream
Ho un sogno Elementare

4. Organigramma

Provo a buttar giù delle proposte

Prima possibilità: i seminari si svolgeranno esclusivamente il sabato.
I seminari inizieranno il 20/1/2024.
Dal 20 Gennaio a 29 Giugno 2024 ci sono 24 sabati. Bisogna controllare festività svizzere e ponti vari ma potremmo orientarci attorno a 20 giorni su cui costruire un programma.
20 giorni potrebbe voler dire 10 seminari.
Partirei da questo punto: si organizzano 10 seminari su temi diversi; ogni seminario può durare uno, due o tre sabati a seconda delle necessità di chi lo tiene.
Questo vuol dire che chi si iscrive a Elementare parteciperà a 10 seminari che si svolgeranno da gennaio a giugno 2024 pagando una semplice quota a inizio semestre.
Punti a sfavore di questa proposta: chiedere a qualcuno di rinunciare a tutti i sabati per 6 mesi forse è davvero complesso. Andrebbe bene se ci si potesse iscrivere a un seminario singolo, ma questo non è previsto.

Seconda possibilità: un corso estivo. Due settimane di attività consecutive prima dell’estate, poi pausa, altre due settimane a fine estate. Sempre venti giorni totali. Questo permetterebbe di rendere più esperienziale e pratico il progetto, formando un gruppo di lavoro più coeso. Pensare, ascoltare, cucinare, vivere azioni artistiche, tutto finalmente assieme, minimizzando la distanza fra chi propone e chi riceve.
Punti a sfavore: più complesso da organizzare. Bisognerebbe pensare a un alloggio per chi viene da lontano. Forse non abbiamo la prontezza di impegnarci subito in qualcosa di così spiccatamente partecipativo.

Terza possibilità: ibrida. Alcuni seminari nel corso dei mesi freddi e una parte intensiva prima dell’estate. A Gennaio un seminario, febbraio il secondo, così a seguire fino a giugno quando in una settimana di seminario consecutivo (5 giorni) le energie accumulate si possano finalmente impiegare in attività pratiche. Più sensata forse per un percorso che inizia ora perché in tal modo le persone si potrebbero continuare ad iscrivere strada facendo.
Punti a sfavore: le cose non vanno sempre come si pensa che debbano andare. Un incontro al mese potrebbe fiaccare il clima.

I have a dream
Ho un sogno Elementare

5. Costi quel che costi

La domanda è: quanto paga ogni partecipante?

Uno legge il programma di Elementare su un volantino cartaceo caduto dal cielo in un caldo pomeriggio dell’estate 2023 sul monte Tamaro, pensa che potrebbe essere interessante e quindi cerca in rete ulteriori notizie. Decide di iscriversi, ma quanto costa?

Un prezzo politico, che non lasci indietro nessuno? un prezzo che consenta la scrematura di perdigiorno e sciure in cerca di nuovi modi per decorare la tovaglia?

Prima cosa, l’economia svizzera non è euro compatibile. Elementare avrà uno spirito internazionale ma gli iscritti saranno circoscritti in una zona compresa tra il Ticino e l’Altomilanese, due regioni con economie molto diverse. Venire a Bissone avrà un costo. Insomma direi che per questa edizione bisogna tirare i dadi: 400 CHF. Oppure è possibile prevedere un prezzo a zona geografica o per reddito? Da verificare.

E quanti iscritti potremmo accettare? 30 persone?

E quanti iscritti minimi perché parta il semestre? 10 persone?

Quante persone può contenere l’aula che il comune ci mette a disposizione?

Anche questo da verificare.

I have a dream
Ho un sogno Elementare

6. Target

A chi si rivolge Elementare? a tutti. A tutti coloro che si riconoscono in una formazione artistica internazionale, libera di esprimersi in ambiti del sapere legati al fare e non al genere. Che si disinteressa nell’etichetta e si ritrova a lavorare attorno a un tavolo promuovendo l’esperienza come possibilità educativa. Unico prerequisito essere maggiorenni.

Si promuovono il progetto in: scuole d’arte e d’architettura; atenei universitari. Ma anche semplicemente sul territorio.

I have a dream
Ho un sogno Elementare

7. Fuori dal seminato

Unico vero punto fermo l’edificio a Bissone.
Il resto è ancora da definire. 

A seguire un piccolo riassunto:
-Noi invitiamo dei professionisti a tenere un seminario. Altri seminari li teniamo direttamente noi.
-chi tiene il seminario non viene in alcun modo retribuito
-i materiali necessari per lo svolgersi del seminario vengono acquistati con i soldi delle iscrizioni
-lo spazio (un’aula della scuola di Bissone), la pulizia (aula, bagni, corridoi, esterno) e bollette (riscaldamento, corrente, acqua) sono a carico del comune
-la parte squisitamente burocratica della questione economica (iscrizioni) è nelle mani di Officinebit
-la relazione con il comune è anch’essa nelle mani di Officinebit 

 

Una questione a cui tengo: per rendere piacevole la permanenza dei nostri ospiti e nostra si potrebbe pensare un modo per installare una cucina da campo alla scuola, per cucinare tutti assieme.

Altra cosa: credo sia indispensabile pagare il viaggio al relatore che tiene il seminario. 

Il comune potrebbe pensare a mettere a disposizione un alloggio per il relatore?